Concorso per l’adeguamento liturgico della Cattedrale di Cremona. 2021.

Team: D. Forconi, S. Bartocci, F. Pusceddu, I. Scargetta, F. Cremasco, Don L. Palazzi, M. Airò

Corona Pharalis

L’illuminazione dell’altare avviene tramite una corona pharalis. La luce proviene dalla concavità e viene emessa per riflessione dalle superfici interne. La sua posizione indica la presenza dell’altare sottolineandone la collocazione all’incrocio tra i transetti e concentra l’attenzione sulla direzione verticale. Metallica e riflettente, la corona di luce si smaterializza ripetendo a specchio forme e colori presenti nell’ambiente. La sorgente luminosa non si vede, non provoca abbagliamento e garantisce un ottimo comfort luminoso sia in occasione delle celebrazioni liturgiche sia rispetto ad altri eventi che potessero realizzarsi nella Cattedrale. L’altare diventa sorgente stessa della luce che attira i credenti, echeggiando i versi del libro dell’Apocalisse (Ap. 21, 23-34):
23La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.

Grazie alla variazione dell’intensità ed all’attivazione delle diverse sorgenti, la corona fa emergere la l’altare in scenari e modulazioni differenti: una luce più intensa ne esalta la centralità in occasione delle celebrazioni liturgiche. Quando non si svolgono celebrazioni la preghiera personale è accompagnata da una luce più tenue che rende visibile il segno dell’altare in forma più sobria. L’altare è illuminato dalla corona, l’ambone è illuminato con luci d’accento che integrano l’impianto esistente. Nel momento della liturgia altare e ambone sono illuminati con la stessa intensità, esprimendo così la pari dignità dei due poli liturgici.